Confronti / 10 min
Una lettera alla sinistra occidentale da Kyiv
Prima di imbracciare le armi, vorrei comunicare alla sinistra occidentale che cosa penso della sua reazione all'aggressione russa contro l’Ukraina: siamo di fronte all’antimperialismo degli idioti.
parole di:
immagini di:
Scrivo queste parole da Kyiv, mentre è sotto un pesante attacco militare.
Fino all’ultimo minuto avevo sperato che le truppe russe non avrebbero dato il via a un’invasione su vasta scala.
Ieri, 24 febbraio 2022, ho passato mezza giornata a pensare se avessi dovuto unirmi alle unità di difesa territoriale. Nella notte seguente il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha firmato un ordine di mobilitazione totale, e le truppe russe sono entrate e si sono preparate a circondare Kyiv: questi eventi hanno scelto per me.
Ma prima di imbracciare le armi, vorrei comunicare alla sinistra occidentale che cosa penso della sua reazione all’aggressione russa contro l’Ucraina.
Prima di tutto, ringrazio coloro che a sinistra hanno deciso di organizzare picchetti attorno alle ambasciate russe, e sono grato anche a chi si è preso del tempo per capire che in questo conflitto l’aggressore è la Russia. Grazie anche allə esponenti politici che fanno pressione sulla Russia per fermare l’invasione e favorire il ritiro delle sue truppe. Sono grato alla delegazione di parlamentari inglesi e gallesi, di sindacalistə e attivistə che sono venutə a sotenerci e a ascoltarci nei giorni precedenti all’invasione russa. E sono grato anche alla Ukraine Solidarity Campaign nel Regno Unito per il suo aiuto negli anni.
Questo articolo riguarda l’altra parte della sinistra occidentale. Coloro che hanno immaginato una ‹aggressione NATO in Ucraina›, o chi si è voltatə dall’altra parte di fronte all’aggressione russa, come la sezione di New Orleans del DSA (Democratic Socialists of America). Così come il Comitato internazionale del DSA, che ha pubblicato un comunicato vergognoso, mancando di muovere anche una sola critica contro la Russia (grazie al professore e attivista Dan la Botz e allə altrə per le loro critiche a quel comunicato). Mi rivolgo a coloro che hanno accusato l’Ucraina di non aver applicato il Trattato di Minsk e hanno taciuto le violazioni della Russia e delle cosiddette Repubbliche popolari [di Donec’k e Luhans’k, N.d.T.]. O anche a chi ha esagerato l’influenza dell’estrema destra in Ucraina, ma non l’ha notata nelle Repubbliche popolari e ha evitato critiche verso le politiche conservatrici, nazionaliste e autoritarie di Putin.
In parte quello che sta succedendo è vostra responsabilità
Quella che ho appena descritto è una parte del più ampio fenomeno interno al movimento ‹pacifista› occidentale, chiamato ‹campismo› da chi lo critica a sinistra. L’autrice anglo-siriana Leila Al-Shami gli ha dato un nome più pungente: ‹l’antimperialismo degli idioti›. Leggi il suo splendido saggio del 2018, se non l’hai ancora fatto. Qui mi limiterò a riportare la sua tesi principale: l’attività di una larga parte della sinistra ‹pacifista› occidentale sulla guerra in Siria non ha nulla a che fare col fermare la guerra.
‹Un numero di organizzazioni contro la guerra ha giustificato il proprio silenzio verso gli interventi russi e iraniani sostenendo che ‘il nemico principale è in casa’› ha scritto Al-Shami. ‹Questa posizione esime loro dall’impegnarsi in qualsiasi analisi forte e seria che stabilisca chi sia realmente a portare la guerra›.
Purtroppo abbiamo visto lo stesso cliché ideologico ripetuto anche nel caso dell’Ucraina. Anche quando la Russia ha riconosciuto l’indipendenza delle ‹Repubbliche popolari› all’inizio di questa settimana [21/02/2022, N.d.T.], Branko Marcetic, collaboratore della rivista della sinistra americana Jacobin, ha firmato un articolo quasi interamente dedicato a una critica degli Stati Uniti. Quando si è parlato delle azioni di Putin, si è limitato a riportare che il leader russo ha ‹manifestato ambizioni tutt’altro che benevole›. Sei serio?
Non sono un fan della NATO
So che dopo la fine della Guerra fredda, il Blocco [sovietico, N.d.T.] ha perso la sua funzione difensiva e ciò ha portato a politiche aggressive. So che l’espansione della NATO a est ha minato gli sforzi volti al disarmo nucleare e alla formazione di un sistema di sicurezza unitario. La NATO ha provato a marginalizzare il ruolo delle Nazioni Unite e dell’OSCE, bollandole come ‹organizzazioni incapaci›. Ma non possiamo cambiare il passato, e dobbiamo valutare le condizioni attuali quando cerchiamo di uscire da questa situazione.
Quante volte la sinistra occidentale ha riportato le promesse informali sulla NATO degli Stati Uniti al precedente presidente russo, Mikhail Gorbachev, (‹non un centimetro a est›), e
quante volte ha citato il Memorandum di Budapest del 1994, che garantisce la sovranità dell’Ucraina?
Quante volte la sinistra occidentale ha sostenuto le ‹legittime preoccupazioni sulla sicurezza› della Russia, uno stato che possiede il secondo arsenale nucleare più grande del mondo? E quante volte ha riportato le preoccupazioni sulla sicurezza dell’Ucraina, uno stato che ha dovuto cedere le proprie testate nucleari, sotto la pressione sia statunitense che russa, per un pezzo di carta (il Memorandum di Budapest) che alla fine Putin ha calpestato nel 2014? È mai capitato a chi a sinistra critica la NATO di dire che l’Ucraina è la vittima principale dei mutamenti causati dall’espansione della NATO?
Per una volta ancora la sinistra occidentale ha risposto alle critiche alla Russia parlando dell’aggressione statunitense all’Afghanistan, all’Iraq e a altri paesi. Di sicuro questi paesi devono entrare nella discussione, ma come, esattamente? I ragionamenti della sinistra dovrebbero insistere sul fatto che nel 2003 non è stata fatta abbastanza pressione sugli Stati Uniti in Iraq, non sulla necessità di esercitare meno pressione sulla Russia nel caso dell’Ucraina.
UN ERRORE OVVIO
Immaginate per un momento se quando nel 2003 gli Stati Uniti si stavano preparando a invadere l’Iraq, la Russia si fosse comportata come gli Stati Uniti nelle ultime settimane, con minacce di escalation.
Ora immaginate cosa la sinistra russa avrebbe potuto fare in quella situazione, seguendo il dogma ‹il nostro principale nemico è in casa›. Avrebbe criticato il governo russo per questa ‹escalation›, dicendo che ‹non avrebbe dovuto interferire con le contraddizioni inter-imperialiste›? È ovvio per chiunque che un tale comportamento sarebbe stato un errore in quel caso. Perché non è altrettanto ovvio nell’aggressione contro l’Ucraina?
In un altro articolo di Jacobin dell’inizio di Febbraio, Marcetic si è spinto a dire che Tucker Carlson di Fox news avesse ‹completamente ragione› riguardo la ‹crisi ucraina›. Quello che aveva fatto Carlson era mettere in dubbio ‹il valore strategico dell’Ucraina per gli Stati Uniti›. Anche Tariq Ali su New Left Review ha citato con approvazione i calcoli dell’ammiraglio tedesco Kay-Achim Schönbach, che aveva detto che riconoscere ‹rispetto› a Putin riguardo all’Ucraina era ‹a basso prezzo, addirittura gratis›, dato che la Russia avrebbe potuto essere un utile alleato contro la Cina. Ma seriamente? Se gli USA e la Russia potessero raggiungere un accordo e iniziare una nuova Guerra fredda, ma contro la Cina e come alleati, sarebbe davvero quello che vogliamo?
RIFORMARE LE NAZIONI UNITE
Non sono un fan dell’internazionalismo liberale. I socialisti dovrebbero criticarlo. Ma questo non vuol dire che dobbiamo supportare una divisione in ‹sfere di interesse› tra stati imperialisti. Invece di cercare un nuovo equilibrio tra i due imperialismi, la sinistra deve lottare per una democratizzazione dell’ordine su cui si regge la sicurezza internazionale. Abbiamo bisogno di una policy globale e di un sistema di sicurezza internazionale. Quest’ultimo, in realtà, ce l’abbiamo: sono le Nazioni Unite. Sì, è pieno di problemi e spesso oggetto di critiche giuste. Ma si può criticare qualcosa sia per rifiutarlo che per migliorarlo. Nel caso delle Nazioni Uniti, dobbiamo abbracciare la seconda opzione. Abbiamo bisogno di una visione di sinistra della riforma e della democratizzazione delle Nazioni Unite.
Certo, questo non significa che la sinistra debba supportare tutte le decisioni delle Nazioni Unite. Ma un ruolo più preponderante delle Nazioni Uniti nella risoluzione dei conflitti armati lascerebbe spazio alla sinistra per ridurre al minimo sia l’importanza delle alleanze politico-militari che il numero delle vittime (in un mio precedente articolo, scrissi di come lə peacekeepers delle Nazioni Unite avrebbero potuto aiutare a risolvere il conflitto nel Donbass. Questo, sventuratamente, ha ormai perso di rilevanza). Dopotutto abbiamo bisogno delle Nazioni Unite anche per risolvere la crisi climatica e altri problemi globali. La riluttanza di molta sinistra internazionale di appellarsi a questa istituzione è un errore tremendo.
Dopo che le truppe russe hanno invaso l’Ucraina, il redattore di Jacobin che si occupa di affari europei, David Broder, ha scritto che la sinistra ‹non deve scusarsi per il fatto di opporsi a una risposta militare americana›. Questa non era comunque l’intenzione di Biden, come ha ripetuto più volte. Ma larga parte della sinistra occidentale dovrebbe ammettere con onestà intellettuale di aver fatto un casino indecente nel formulare la sua risposta alla ‹crisi ucraina›.
LA MIA PROSPETTIVA
Voglio concludere parlando brevemente di me e della mia prospettiva.
Nel corso degli ultimi otto anni, la guerra del Donbass è stata la ragione principale di divisione nella sinistra ucraina. Ciascunə di noi si è formato la propria posizione sotto l’influenza delle esperienze personali e di altri fattori, così che un’altra persona di sinistra ucraina avrebbe scritto questo articolo in modo diverso.
Sono nato nel Donbass, ma da una famiglia nazionalista e di lingua ucraina. Mio padre è stato parte della destra radicale negli anni 90, guardando il declino dell’economia ucraina e l’arricchimento personale della vecchia dirigenza del Partito Comunista, alla quale lui si era opposto sin dalla metà degli anni 80. Certo, era molto ostile alla Russia, ma aveva anche posizioni anti-americane. Ancora mi ricordo le sue parole l’11 Settembre del 2001: mentre guardava le Torri Gemelle cadere in televisione, ha detto che i responsabili di quell’atto erano ‹eroi› (non lo pensa più ormai, ora crede che lə americanə le abbiano fatte saltare di proposito).
Quando scoppiò la guerra in Donbass del 2014, mio padre si arruolò come volontario nel battaglione Aidar, mia madre scappò da Luhans’k, e mio nonno e mia nonna rimasero nel loro paesino, che era finito sotto il controllo della ‹Repubblica Popolare di Luhans’k›.
Mio nonno era ostile alla rivoluzione Euromaidan in Ucraina, è un sostenitore di Putin che, dice lui, ha ‹riportato l’ordine in Russia›. Nonostante tutto questo, proviamo a continuare a parlarci (anche se non di politica) e di aiutarci l’un l’altrə. Provo a essere comprensivo nei loro confronti. Dopotutto mio nonno e mia nonna hanno passato tutta la loro vita a lavorare in una fattoria collettiva. Mio padre era un operaio edile. La vita non è stata affatto gentile con loro.
Gli eventi del 2014 (la rivoluzione e poi la guerra) mi hanno spinto nella direzione opposta alla maggior parte della gente in Ucraina. La guerra ha spazzato via ogni traccia di nazionalismo dentro di me e mi ha spinto verso la sinistra.
Voglio combattere per un futuro migliore per l’umanità, non per una nazione
I miei genitori, con il loro trauma post-sovietico, non capiscono le mie idee socialiste. Mio padre è accondiscendente rispetto al mio ‹pacifismo›, e abbiamo avuto una sgradevole conversazione dopo che mi ha visto a una manifestazione antifascista con un cartello che invocava allo smantellamento del reggimento Azov, di ultradestra.
Quando Volodymyr Zelens’kyj è diventato presidente dell’Ucraina nella primavera del 2019, ho sperato che questo potesse prevenire la catastrofe che si sta dispiegando sotto i nostri occhi ora. Dopotutto è difficile demonizzare un presidente che parla russo, ha vinto con un programma di pace per il Donbass e le cui battute erano apprezzate sia dagli ucraini che dai russi. Sventuratamente, però, mi sbagliavo. Mentre la vittoria di Zelens’kyj ha effettivamente cambiato l’attitudine di moltə russə nei confronti dell’Ucraina, questo non ha comunque evitato la guerra.
Negli ultimi anni, ho scritto del processo di pace e delle vittime civili da entrambi i lati della guerra del Donbass. Ho provato a promuovere il dialogo. Ma tutto questo sforzo è andato in fumo ormai. Non ci sarà compromesso. Putin può pianificare qualsiasi cosa voglia, ma anche se la Russia dovesse finire per prendere Kyiv e installarvi un governo d’occupazione, noi resisteremo. La lotta durerà fintanto che la Russia non se ne andrà dall’Ucraina e pagherà per tutte le vittime e la distruzione.
Così, le mie ultime parole si rivolgono allə russə: sbrigatevi a rovesciare il regime di Putin. È tanto nel vostro interesse quanto nel nostro.
Traduzione di Giovanni Tateo e Emilio Zucchetti
Originariamente pubblicato il 25/02/2022 su OpenDemocracy e su Spilne/Commons.
Grazie a Tom Rowley di OpenDemocracy e a Oksana Dutchak di Spilne/Commons.