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Progetto Stigma: come cambiare l’editoria.

L’editoria indipendente ha bisogno di idee: Eris edizioni e Stigma ne hanno tante e le stanno sperimentando nel mondo del fumetto. L'esperimento è riuscito?

Progetto Stigma: come cambiare l’editoria.

«Il fumetto non c’entra con la politica, gli intrighi di redazione, i favori, il sociale, la comicità, gli impiegati, il super io, la tecnica, la cronaca, il lavoro, la professionalità, religione, pubblico, figa, civiltà, hipster, cineserie, educazione, pirati, medicina, tv, cani, rivoluzione, slogan, detective, arte, navi, psicologia, generi, marketing, motociclismo, non c’entra con nulla se non con se stessi e il proprio stigma.»

Mentre sfiorisce il 2017, Progetto Stigma entra sulla scena. Lo fa con la grazia esacerbata di un titano che si divora il figlio. È un tentativo dichiarato di sovversione dell’ordine editoriale del fumetto nostrano. Un’operazione condotta da un pugno di autori tutt’altro che assuefatti alla norma e alla convenzione, in combutta con un editore militante e schiettamente antifascista. La schiera degli autori è capeggiata da AkaB, figura chiave d’artista a tutto tondo e propenso al sabotaggio dell’esistente. Sue sono le parole, la dichiarazione poetica d’intenti che si trova qui in apertura. L’editore è Eris, che prende il nome e le movenze dalla dea della Discordia. Porta scompiglio nel mondo. 

Insieme, in due anni, hanno proposto un modello editoriale da ammirare per portata, obiettivi, intelligenza pratica e risultati qualitativi. Ancora di più: per l’intenzione radicale e belligerante. Nel catalogo di Stigma si susseguono esordienti e autori già consumati dalla furia del fumetto e dell’industria. Una sarabanda di registri, tematiche, stili e segni. Una proposta unica che, per l’anomalia dell’organizzazione, l’attenzione al benessere e all’interesse degli autori e delle opere, e la prospettiva sommamente autonoma, merita un approfondimento. 

Per riuscire a capire qualcosa di questo unicum all’interno del panorama nostrano, dove le logiche gerarchiche scompaiono e i proventi del lavoro vengono equamente redistribuiti, abbiamo dunque intervistato lo stesso AkaB, al secolo Gabriele di Benedetto, e Gabriele Munafò della torinese Eris Edizioni.

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Menelique Domanda[Daniele Ferriero] Qual è il vostro bisogno, quale il valore aggiunto del progetto?

ERIS: Non sappiamo dirti, più che altro ne avevamo bisogno e lo abbiamo scoperto solo quando AkaB ce ne ha parlato. Se l’idea di un collettivo di fumettisti che si autogestiscono e pubblicano è un punto di rottura rispetto all’idea canonica di editoria, il fatto che quest’etichetta sia diventata una costola artisticamente indipendente all’interno di una casa editrice è un fatto storico che non ha precedenti nell’editoria italiana.

AKAB: Bisogno in assoluto per l’universo non saprei dire, di sicuro c’era bisogno per noi autori fare il passo da figli a padri. Prenderci le responsabilità del nostro lavoro e crederci fino in fondo. Sono troppi anni che sparpagliamo i nostri sforzi in cataloghi di case editrici sempre diverse e ormai davvero obsolete. Era arrivato il momento di fermarsi e concentrare il fuoco su un unico punto.

Menelique Domanda

In che modo la prevendita online vi permette di scardinare i classici meccanismi produttivi e distributivi, e cosa cambia per l’autore e per l’editore? Eris da sempre segnala le percentuali delle spese di produzione dei singoli volumi, e Progetto Stigma prosegue questa tradizione.

ERIS: Quello che noi e Stigma mettiamo nei nostri libri spiega semplicemente perché il prezzo del volume è quello. Noi mettiamo nero su bianco il meccanismo produttivo e distributivo che ci porta a decidere il prezzo di copertina di un volume, mettendo a nudo anche la nostra struttura. Nel caso di Stigma, per quanto riguarda la percentuale del diritto d’autore, ci sono due varianti: perché per le copie vendute tramite il pre-order online l’autore prende il 30% del prezzo di copertina, mentre per quanto riguarda quelle vendute attraverso i canali classici il canonico 8%. Ciò che cambia quindi è che il lettore può supportare direttamente non solo la produzione del volume ma anche l’autore direttamente. Tutto grazie a una percentuale di diritto d’autore impensabile attraverso la distribuzione classica. In più, chi preordina online un titolo Stigma riceve in omaggio un contenuto editoriale speciale, un piccolo albo, con una o più storie brevi. E in un mercato che ormai pretende «la graphic novel» di tante pagine da vendere in libreria, la possibilità per un autore di sperimentarsi in una storia breve assume un’importanza fondamentale.

AKAB: Con Stigma e il meccanismo del pre-order riusciamo a dare all’autore il 30% sul pre-venduto. Più del triplo della percentuale standard. Questo perché vendendo direttamente dal sito bypassiamo quell’assurdo 61% della distribuzione. Insomma, è come il mercato della droga, più salti intermediari, più costa poco e è pura.

Menelique Domanda

Qual è la peculiarità nella vostra organizzazione del lavoro e del processo creativo e produttivo?

ERIS: I patti con Stigma sono stati chiari sin da subito: il collettivo ha piena autonomia artistica e decisionale sui titoli e gli autori da pubblicare, sull’editing dei libri. Ciò non toglie che ci si confronta spesso in maniera del tutto orizzontale su diverse questioni che ruotano attorno alle pubblicazioni, dalla calendarizzazione alla cartotecnica.

AKAB: Ci autogestiamo in tutto e per tutto. L’editing per esempio viene fatto collettivamente, in genere creando piccoli gruppi diversi da libro a libro. Seguendo quelle che sono le sensibilità dell’autore ma anche i suoi punti deboli. Fondamentalmente, è un gruppo di auto-aiuto come quello degli Alcolisti Anonimi.

Menelique Domanda

Cos’è, per voi, il lavoro e il vostro lavoro? E cosa si può cambiare davvero, pragmaticamente e programmaticamente, rispetto al mercato e all’editoria italiana?

ERIS: Per noi è uno strumento che ci permette di stare alla larga, come individui, dalle dinamiche lavorative del nostro presente (ma non certo dal lavorare). Sin da subito il discorso che ci siamo fatti è stato: prima di finire a fare il/la commesso/a o il facchino/a proviamo a costruirci qualcosa di nostro con cui magari riusciamo anche a viverci. Ci siamo buttati a capofitto su questa cosa con tutte le nostre forze e abbiamo costruito Eris. Certo, ogni tanto dobbiamo ripiegare su qualche piccolo lavoretto (commessi e facchini) per arrotondare e far quadrare i nostri conti casalinghi, ma da quasi dieci anni portiamo avanti un discorso controculturale – che farebbe accapponare la pelle a qualsiasi manager – con una robusta economia interna. E, soprattutto, nessuno ci dice cosa dobbiamo fare.
Respingiamo con forza anche quella mentalità che vede la realizzazione e il riconoscimento di se stessi attraverso la carriera e il lavoro. Facciamo questo perché non sappiamo fare altro. Perché ci fa stare bene. Perché il nostro più grande sogno è quello di rilasciare ogni giorno nel mondo qualcosa che possa allargare e stracciare il limitato immaginario che subiamo passivamente e sempre di più.

AKAB: Ho un’età per cui l’unica cosa che mi interessa è cambiare me stesso e tramite quello il piccolo mondo che ho intorno. Non ho velleità rivoluzionarie di cambiare il settore. Sono più di vent’anni che lo frequento e è sempre e solo peggiorato.

Menelique Domanda

È credibile pensare di scardinare, almeno in parte, ma su larga scala, la ripartizione classica dei proventi nell’editoria e la fetta enorme che rimane alla distribuzione e logistica? 

ERIS: Abbiamo sempre pensato che questo sia un falso problema. È solo cultura del lamento. È inutile dare la colpa di tutto alla distribuzione. Nessuno pensa mai che un libro per arrivare al lettore passa da innumerevoli mani. Dietro tutte quelli mani c’è lavoro e spesso è sottopagato. Pensate a ciò che è successo a marzo alla Città del Libro di Stradella (uno sciopero di cui si è raccontato troppo poco e sul quale speriamo di poter presto tornare, nda). La distribuzione è uno strumento fondamentale. Con essa possiamo portare i nostri libri, le nostre anomalie (noi come altri), nelle librerie accanto al bestseller del maxigruppo editoriale. Pensare di rinunciare a questo, magari puntando tutto sull’online, e quindi su un pubblico selezionato e selezionante, non rientra nel progetto di Eris, che invece vuole dare battaglia nelle librerie, a cominciare dalle grandi catene, per arrivare a più gente possibile. La realtà è molto complessa e bisogna essere meno superficiali, noi editori per primi. Bisognerebbe essere più precisi quando si parla di distribuzione e per esempio affrontare la questione del monopolio distributivo (più del 60% della distribuzione nazionale) di Messaggerie. Oppure del fatto che vengono pubblicati ogni giorno migliaia di titoli. O ancora del fatto che molti autori importanti, consapevoli e «schierati», preferiscono rinfoltire le collane dei maxigruppi editoriali anziché scegliere di pubblicare le loro opere con editori indipendenti (le cui strutture sono spesso più efficienti). Proprio quei maxigruppi che occupano scaffalate intere nelle librerie con la loro produzione sterminata di titoli, fagocitando qualsiasi moda e togliendo spazio a editori che lavorano in maniera diversa.

AKAB: Questo sì, dando il tempo alla gente di abituarsi a comprare online e saltando così la preistorica filiera della distribuzione a carbonella. Mi piace ricordare sempre che Pablo Escobar era solo un DISTRIBUTORE di cocaina e NON la produceva e NEMMENO l’assumeva.

Menelique Domanda

Dopo l’avviamento del progetto, quali le impressioni, i risultati raggiunti, le stime rispetto ai guadagni per gli autori e la casa editrice, tra prevendita e vendite classiche?

ERIS: Siamo molto soddisfatti, sia della collaborazione che del sistema che abbiamo impostato. Non sapevamo cosa sarebbe successo o sarebbe cambiato vendendo inizialmente un libro online e solo successivamente nelle librerie e fumetterie. Uno dei timori iniziali era che il preorder esaurisse il numero di lettori interessati al libro, che quindi avrebbe ricevuto uno scarso interesse nei negozi. Invece, dopo un anno, possiamo dire che tutto è abbastanza equilibrato non solo tra vendite di preorder e vendite in libreria, ma anche tra i titoli Stigma e quelli Eris che invece escono direttamente in libreria. Stiamo quindi lavorando per ampliare questi risultati e soprattutto per riuscire a arrivare ai lettori di fumetto che ancora non sanno di esserlo. Stigma è uno strumento pazzesco sotto tutti i punti di vista: primo perché racchiude i migliori autori del fumetto italiano e secondo perché scardinando i meccanismi distributivi-promozionali canonici ci permette di aprirci a soluzioni che nell’editoria classica rimangono inespresse.

AKAB: Senza entrare troppo nello specifico per via dello spietato controspionaggio industriale, posso dirti che il meccanismo Stigma sta funzionando e per ora riusciamo a dare all’autore una cifra che è nella media di una piccola casa editrice «normale». Ma l’obbiettivo del videogame è raddoppiare queste cifre di anno in anno fino a diventare insensibili a ogni vizio essendone ormai assuefatti.

PS. Gabriele di Benedetto (AkaB) muore nell’agosto 2019. Lo scopro a distanza di tempo, e del tempo ho avuto bisogno per chiudere questo pezzo. Che avrebbe potuto e dovuto avere un seguito. Lo ricordiamo non solo e non tanto con questa intervista. Quanto con tutti i libri, le parole, gli improperi e gli stimoli che ci ha lasciato.