NET10 La città muta, #2 / E01

Quattro CSA a Monster City

La storia delle occupazioni autogestite di Città del Messico. Dal '68 al Zapatismo fino a oggi.

Quattro CSA a Monster City

Nel 2014, quando sono venuto a vivere in Messico, sono rimasto sorpreso di non incrociare subito i miei amici squatter in una metropoli di venti milioni di persone. Quindi nel 2015 ho iniziato a cercarli, e ho dato il via a alcune esperienze di CSOA (centri sociali occupati autogestiti) a Monster City, meglio conosciuta come Mexico City. Ma per presentarvi i miei risultati, è meglio che inizi con un po’ di storia.

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C’è in Messico un’antica tradizione popolare che proviene dagli usi indigeni. Per esempio, abbiamo il concetto di tequio, dalla parola Nahuatl tequitl, che significa “lavoro”. Si tratta di un modo di lavorare organizzato in funzione del benessere collettivo, attraverso il quale i membri di una comunità devono provvedere con materiali o forza lavoro a costruire la comunità o a farla funzionare; una scuola, un muro, un recinto, una strada… Inoltre, durante il XX secolo, dopo la Rivoluzione Messicana, sorsero alcune comunità autonome, come il movimento anarchico degli inquilini al porto di Veracruz negli anni ’20. Fra gli anni ’60 e gli anni ’70 la città guadagnò importanza, e divenne il palco principale delle mobilitazioni sociali, dove differenti gruppi si riversarono per le strade per manifestare il proprio disagio.

Il ’68 messicano consistette in una grande mobilitazione di giovani e studenti

che manifestavano contro un regime profondamente autoritario, dittatoriale e repressivo. Il massacro di Tlatelolco segnò la sanguinosa fine del movimento, sebbene alcuni giovani si diedero poi alla guerriglia. D’altro canto, la lotta degli studenti è considerata un antecedente fondamentale nella rivendicazione dei diritti delle donne, dei movimenti per l’ambiente, del diritto alla diversità, alla libertà sessuale… Nonostante questa violenza di stato, nel 1968 emerse il Movimiento Urbano Popular (MUP), che si concentrò sul diritto all’abitazione degli inquilini nelle città. Questo movimento crebbe durante gli anni ’70, ma fu durante gli anni ’80 che ottenne maggior rilevanza, a causa del terremoto del 1985.

Questo movimento divenne l’attore protagonista nel fronteggiare e nel criticare la risposta del governo alla crisi sociale prodotta dalla catastrofe naturale.

Il movimento infatti si organizzò per far sì che le persone avessero un luogo dove vivere e per soddisfare i loro bisogni vitali.

Quest’organizzazione sociale portò all’occupazione di edifici e proprietà; è così che i membri della Escuela de Cultura Popular Martires del ’68 fondarono il loro spazio.

Negli anni ’90, l’ingresso nella scena politica dell’Esercito Zapatista de Liberacìon Nacional (EZLN) cambiò il modo in cui gli intellettuali di sinistra intendevano la politica. L’idea di progetti comunitari autonomi e il rifiuto nei confronti dello stato e delle strutture politiche dei partiti si diffusero fra molti. In quel decennio quelle idee e quelle proposte furono adottate nelle città e aiutarono a rivitalizzare l’attivismo urbano.

Lo zapatismo fu una guida per il movimento alter-globalista in tutto il mondo.

D’altra parte, negli anni ’90, con l’applicazione ufficiale di riforme politiche e economiche per l’apertura del territorio messicano al mercato immobiliare, Città del Messico divenne uno dei maggiori centri di gentrificazione, ma anche un luogo dove nacquero nuove forme di movimenti e attivismo sociale. Questi ultimi guadagnarono forza con lo sciopero degli studenti della National Autonomous University of Mexico nel 1999, che si opposero all’aumento delle tasse. Okupa Che e Chanti Ollin furono creati durante – e a causa – di questo sciopero, come parte dell’idea di recuperare spazi per il vivere e l’abitare in comune basati sull’autonomia e sull’aiuto reciproco.

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Da allora, attraverso le due decadi del 2000, in differenti parti della città, ciò ha accresciuto la lotta contro la mercificazione e la privatizzazione della terra, dei beni comuni, delle pratiche culturali e identitarie. In questa Monster City, dove il costo della vita è perennemente in crescita e dove l’accesso a un gran numero di servizi è limitato o condizionato, la possibilità di stabilire normalmente con altre persone modalità alternative per fare affari e scambi non basati sul denaro e sul profitto può rappresentare un’alternativa.

 

Autogestione a Città del Messico: possibilità dell’attivismo urbano di abitare la città neoliberale.

Le quattro esperienze studiate sono state scelte per la loro potenziale confrontabilità. Due di queste (Chanti Ollin e Okupa Che), sono veri spazi occupati, mentre le altre due (Biblioteca e Martires) sono passate attraverso varie condizioni legali, compresi periodi di affitto, occupazione e altro. In ogni caso tutte e quattro appartengono all’area politica autonoma-libertaria-anarchica.

La Biblioteca Social Reconstruir (BSR) è uno spazio anarchico creato nel 1978 da Ricardo Mestre Ventura, un anarchico catalano membro del CNT (National Confederation of Labour) e del FAI (International of Anarchist Federation), venuto in esilio in Messico in quanto vittima della vittoria di Franco nella Guerra Civile Spagnola. Oggi la Biblioteca è situata a La Raza, quartiere popolare della zona nord della città, e contiene oltre tremila libri. I frequentatori della Biblioteca sono studenti, professori e, in maggior numero, giovani libertari che studiano la collezione alla ricerca di ispirazione e conoscenza per le loro domande di pace e giustizia per tutti. La BSR è però minacciata dalle persecuzioni e dalle minacce della polizia – il 15 settembre 2015 abbiamo visto la polizia aspettare, in atteggiamento provocatorio, fuori dalla Biblioteca durante una conferenza sull’occupazione in Spagna. La BSR non è uno spazio occupato, ma un emblematico centro sociale autogestito nel quale trovano spazio tutte le attività di supporto ai movimenti sociali cittadini.

La Escuela de Cultura Popular Martires del ’68 (ECPM68) è stata creata nel maggio del 1988. L’idea nacque dal bisogno di definire un progetto di educazione culturale che fosse connesso con i movimenti sociali che combattevano per il socialismo e la liberazione. L’ECPM68 fu fondata da una coalizione fatta di persone appartenenti al movimento urbano popolare e  di gruppi di artisti; in un secondo momento si aggiunsero studenti provenienti dallo sciopero dell’UNAM del 1999-2000 con tendenze maggiormente zapatiste e libertarie. Sono specializzati in poster, serigrafie e fanzine. Hanno, inoltre, anche gruppi locali e cooperative di consumatori[4]. Dal 2002 la Escuela è in comodato d’uso (regime di prestito). Il prestito, o comodato d’uso, è un contratto nel quale una delle parti dà all’altra una proprietà a uso gratuito per utilizzarla, e che non le ritorna indietro fino alla fine dell’utilizzo. La cessione d’uso, nel caso di ECPM68, da parte del governo di Città del Messico, è stata il risultato della negoziazione di uno spazio precedente, che è diventato un’unità di alloggi popolari. L’assegnazione era per sei anni (che è il periodo di durata del governo), quindi con queste premesse possiamo dire che la Escuela è occupata dal 2008. Durante una visita alla Escuela, nel 2015, lo spazio rifletteva il suo coinvolgimento nelle lotte di gruppi come il Ayotzinapa 43, movimento contro il femminicidio, e quelle del movimento urbano messicano contro la gentrificazione.

Okupa Che è uno spazio di lavoro autogestito e autonomo situato nell’importante auditorium della Universidad Nacional Autonoma de Mexico (UNAM) fin dal movimento del 1999-2000.  Alle sue origini troviamo l’organizzazione studentesca CGH, ma la tendenza anarchica si è fatta dominante sin dal 2002. Okupa Che ha ospitato la radio libera “K Huelga Radio” per molti anni. È anche il quartier generale di una galleria d’arte autonoma, che ha ora anche una propria amministrazione indipendente, una serigrafia, laboratori di incisione, e anche un ristorante vegetariano. In più, Okupa Che è sia un luogo dove tenere congressi e fiere, sia uno spazio dove le persone sono invitate a tenere workshop e a condividere le proprie conoscenze con gli altri.

Okupa Che ha inoltre abbracciato, nel corso della sua esistenza, importanti movimento sociali, fra i quali: la campagna contro la guerra in Iraq, la mobilitazione alter-globalista contro il WTO a Cancùn e la campagna zapatista Other nel 2006. Ha inoltre dimostrato solidarietà alle vittime di Atenco, alla mobilitazione contro la riforma dell’educazione (2012-16), e al movimento di solidarietà con Ayotzinapa 43 (2014).

Il movimento studentesco tuttora esistente non ha più la sua base a Okupa Che, anche se molti studenti simpatizzano per l’occupazione.

Nonostante la pressione e le azioni delle autorità universitarie, Okupa Che sta ancora resistendo come spazio occupato più vecchio della città.

Chanti Ollin è stata l’occupazione che ha reso visibile il diritto all’alloggio. Fra il 2003 e il 2004, un gruppo di studenti in cerca di modi di vivere alternativi occupò un vecchio palazzo rimasto vuoto da 10 anni. Lo spazio fu così fondato in quella che sarebbe poi diventata una delle aree più gentrificate e costose di Città del Messico, il distretto di Cuauhtémoc, vicino al Paseo de la Reforma, uno dei viali più caratteristici della città.

Gli occupanti avevano l’intenzione di studiare e assumere pratiche “tradizionali”, ancora praticate presso le comunità indigene, in contrapposizione a quelle imposte dal sistema economico capitalista e dallo stato – o da altri settori della struttura politica e economica. Lo spazio di solito era occupato da 30 o 40 persone ed era stato creato con l’intenzione di lasciare soggiornare chiunque volesse contribuire e condividere con gli altri senza subire la coercizione dello stato e del sistema economico. Da allora sono emersi molti progetti, come il bicimaquinas (auto-bici) workshop, il temazcal (una sauna pre-ispanica), una pasticceria collettiva, una serigrafia, una toilette compostabile, uno studio musicale, una radio e un giardino sul tetto, fra le varie cose.

La mobilitazione contro lo sgombero finale del 2016 ha mostrato il grande supporto di cui Chanti Ollin godeva. A dispetto del violento sgombero hanno però continuato a fare gli stessi workshop e incontri negli spazi messi a disposizione da altre comunità e movimenti sociali, come il Cafè Zapata.

L’analisi di queste esperienze di autogestione a Città del Messico ci fornisce alcune chiavi con le quali comprendere la realtà di questi tipi di attivismo urbano in una delle più grandi città dell’America Latina. Inoltre queste esperienze di lungo termine ci consentono di provare l’esistenza di differenti ondate di movimenti di autogestione e di differenti generazioni di occupanti e autonomisti e attivisti anarchici, molti dei quali sono legati l’un l’altro o lavorano assieme. Queste quattro esperienze contengono brillanti esempi di prospettive anticapitaliste: tutte loro hanno fronteggiato la speculazione urbana e hanno sviluppato dozzine di attività sociali, culturali, e politiche fuori o in opposizione alla logica capitalista.

Il contributo principale di questo articolo è che questo possa servire per cominciare a colmare il divario presente tra l’attivismo urbano e le trasformazioni contemporanee in America Latina, ma anche a stabilire alcuni parametri, di modo che chiunque dimostri interesse possa approcciare il fenomeno dell’occupazione, la sua presenza e la sua complessità in questa città. Abbiamo attivisti e ricerche accademiche su come il movimento politico degli squatter sia una risposta diretta ai problemi sociali riguardanti le dinamiche del capitalismo neoliberale in Europa e nell’America del nord, ma ci sono pochissimi articoli su questo tipo di esperienza nel territorio dell’America Latina, dove di fatto è nato il capitalismo neoliberista.

Traduzione di Riccardo Meozzi.