Estratti dal cartaceo / 2 min
Idles – Danny Nedelko
Con gli Idles la politica entra nell'arte e parla tramite "Danny Nedelko". Un vero manifesto generazionale da cantare a squarciagola.
parole di:
Mi sono iscritta a una pagina su Facebook che si chiama “All is love: AF Gang”. È come una stanza ricoperta di materassi, un posto sicuro dove ogni giudizio è sospeso e dove si viene quotidianamente inondati di messaggi di tolleranza e incoraggiamento verso le defaillance degli altri membri della community, che si trovano a inciampare, proprio come me, nelle buche della vita. L’hashtag da usare è #allislove e è l’hashtag ufficiale degli Idles.
Oramai consacrati come gli alfieri della nuova ondata (heavy) post-punk britannica, la band inglese è riuscita a riportare al centro della musica la necessità di un messaggio politico veicolato dalla forma canzone popolare, a arrivare alle masse anche se con un linguaggio musicale crudo, citazionista e corrosivo, a creare attorno a sé una vera e propria comunità, solida e collaborativa, che della band sposa valori e obiettivi. Scardinare alcuni dei mali ricorrenti nella cultura occidentale contemporanea, come il machismo, lo stigma che aleggia su fragilità e deficit individuali, gli stereotipi di genere, il razzismo e la violenza dei media.
Con i suoi 3 minuti e 25 secondi, Danny Nedelko è forse l’unica traccia orecchiabile e canticchiabile di un disco costruito attorno alla decostruzione del linguaggio punk-rock, tanto da diventare un pezzo dall’innegabile potenziale pop, grazie anche a un inciso lirico di quelli che non sentivamo da bel po’. “Fear leads to panic, panic leads to pain, pain leads to anger, anger leads to hate”. Dedicato all’omonimo amico della band, immigrato ucraino (nonché frontman della band-sorella Heavy Lungs), “Danny Nedelko” diventa un vero e proprio inno generazionale da cantare a squarciagola, per celebrare ciò che di buono c’è nell’immigrazione e nel multiculturalismo, non solo nell’attuale Regno Unito. Riottosa, allegra, ruffiana e aggressiva quanto basta per diventare memorabile, trova la quadra fra i Buzzcocks, l’arguta satira sociale dei Blur, i Clash, i Fugazi, la tradizione Oi! e i Rancid. Supportato da un video in bianco e nero che trasuda estetica working class, frame dopo frame, “Danny Nedelko” è un pezzo assolutamente necessario, straordinariamente britannico pur essendo al contempo dichiaratamente anti-patriottico. La AF Gang vi aspetta sotto palco.
Portate dei fiori.