Estratti dal cartaceo / 5 min
Parlare tuttə
Da questo numero menelique ha scelto di usare sistematicamente una strana lettera che non appartiene (ancora) all’alfabeto italiano, una specie di ‹e› rovesciata: lo schwa ‹ǝ›.
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Da questo numero menelique ha scelto di usare sistematicamente una strana lettera che non appartiene (ancora) all’alfabeto italiano, una specie di ‹e› rovesciata: lo schwa ‹ǝ›. Il simbolo ‹ǝ›, che fa parte dell’alfabeto fonetico internazionale, rappresenta un suono che molte persone anche in Italia conoscono molto bene: lo schwa è per esempio il suono della seconda e terza vocale nel napoletano ‹mammeta› (‹tua madre›) e è il suono della vocale in alcune pronunce dell’articolo piemontese ‹il›. Per chi parla anche lingue straniere, lo schwa sarà ancora più familiare: sono schwa molte ‹e› non accentate in tedesco, e lo schwa è il suono vocalico più comune in inglese. È, per esempio, il suono della ‹i› in ‹pencil›, ‹matita›.
Vedrete comparire lo schwa a fine parola, dove normalmente vi aspettereste la ‹a› del femminile o la ‹o› del maschile di articoli, sostantivi, pronomi, aggettivi e participi passati. Invece di ‹la maestra› o ‹il maestro› potrete quindi incontrare ‹lǝ maestrǝ›. Con queste forme, ancora insolite nella lingua italiana ma sempre più comuni, vogliamo provare a risolvere due questioni (che alla fine sono una questione sola): l’uso o meglio il sopruso del cosiddetto maschile sovraesteso e l’incapacità della nostra lingua di parlare di persone che non si identificano in generi binari. Cioè, di tutte quelle persone che in un qualsiasi modo non sono né uomini né donne, ma si piazzano nell’ampio spettro del genere o proprio fuori da tale spettro.
In italiano useremmo comunemente ‹maestri›, il maschile plurale, per parlare di un gruppo di maestri, maestre e magari maestrǝ che non si identificano in genere binari. Noi invece useremo lo schwa e parleremo di ‹maestrǝ›. Così, se vogliamo parlare di una persona non binaria che svolge il lavoro di maestrǝ o se semplicemente non vogliamo specificare (o non conosciamo) il genere di questǝ maestrǝ scriveremo, appunto, ‹maestrǝ›.
Con lo schwa vogliamo insomma proporre espressioni di genere neutro. La nostra proposta, che si è sviluppata a partire da quelle del sito italianoinclusivo.it e da quelle della sociolinguista Vera Gheno, punta a promuovere un linguaggio inclusivo e a creare una lingua coerente con il progetto di menelique. Una lingua che sappia riproporre il nostro internazionalismo, dandoci ulteriori strumenti in sede di traduzione, il nostro anticolonialismo, non limitandosi a esprimere il binarismo di genere delle culture occidentali, e la nostra queerness, non costringendoci nella gabbia del patriarcato ciseteronormativo. Una lingua intersezionale e fluida che sappia parlare di e a tutte le persone oppresse. È una scelta di cui non solo non neghiamo ma anzi rivendichiamo l’orizzonte politico. Ma è anche la banale accettazione della lingua come materia viva che deve trovare modi per esprimere le realtà.
In alcune proposte per l’uso dello schwa per creare espressioni di genere neutro appaiono due diversi simboli, con due suoni lievemente diversi, che distinguono forme singolari e plurali. Come abbiamo visto, su menelique invece ‹lǝ maestrǝ› potrà indicare sia una singola persona di genere ignoto o non binario sia un gruppo di più persone. Crediamo che i casi in cui questo possa causare confusione siano assai pochi, e che l’introduzione di simboli aggiuntivi possa complicare eccessivamente la comunicazione con un pubblico che non è ancora abituato all’uso di espressioni di genere neutro o che al massimo conosce lo schwa ‹ǝ›. Cercheremo inoltre di limitare quanto più possibile l’uso dello schwa, preferendogli altre costruzioni e espressioni di genere neutro, ma lo sfrutteremo ogni volta che sarà la nostra migliore alternativa.
Un problema che è sorto è come vada scritto, e quindi pronunciato, il pronome personale di genere neutro. Su menelique abbiamo già deciso di evitare i vecchi ‹egli› e ‹ella›, preferendo ‹lui› e ‹lei›, ma il pronome ‹lǝi› altrove proposto pone alcuni problemi di pronuncia, presentando lo schwa in una rara (ma comunque presente anche in alcuni dialetti italiani) posizione accentata. Il meridionalismo è un altro dei pilastri su cui menelique è stato costruito, e abbiamo quindi deciso di optare per un pronome ‹essǝ› che riprenda in chiave di neutralità di genere il napoletano ‹isso› e ‹issa›. Ci proponiamo in futuro di fare ulteriori esperimenti linguistici in direzione meridionalista.